Il lavoro che cambia. Episodio 9: il bar

Alla Carraia del Nicchio, in Borgo Largo, oltre a ottimi cocktail Claudio miscela passione e professionalità. E si fa venire idee su come superare le nuove sfide imposte dalla pandemia.

Cos’è successo al lavoro in questo periodo? E’ cambiato? Come? Ce lo raccontano i lavoratori pisani tra smartworking e ferie forzate, orari rivoluzionati e nuovi modi di interagire.

“Fin da prima che il decreto del lockdown ce lo imponesse – racconta – abbiamo deciso di chiudere. Nel cartello che abbiamo esposto, come altri colleghi e commercianti pisani, spiegavamo con poche semplici parole che per noi era più importante pensare alla salute, nostra e degli altri, che restare aperti fra mille dubbi e tanta paura. Ricordo che quando già si sapeva del virus, ma ancora non c’era nessuna limitazione, i colpi di tosse un po’ più forti di un cliente mi hanno fatto sentire a disagio; quando ho capito che mia moglie, che lavora con me, da asmatica era un soggetto più a rischio, non ci ho pensato due volte e ho chiuso”.

“Una chiusura forzata e prolungata come quella che la situazione ci ha imposto, è un colpo duro per chiunque: noi non ci potevamo lamentare, ma dopo questo periodo di fermo totale le scadenze sono tante e, al di là del rimandarle per un po’, ho paura che si accavalleranno le une alle altre. E’ chiaro che sbrogliare una situazione così complessa non sia facile e che in tanti, tantissimi, hanno bisogno di supporto; credo però che sia intuitivo che, anche senza ricevere niente, già non dover dare sarebbe un sollievo”.

“Amando il mondo dei cocktail e l’atmosfera che si crea in quel particolare momento di svago, abbiamo puntato molto sul momento dell’aperitivo, coccolando la nostra clientela con una buona scelta di bottiglie e una serie di appuntamenti a tema. Si tratta di momenti di tranquillità in cui ci si rilassa bevendo qualcosa di buono, che non sono pensabili se non ci sono condizioni di sicurezza e, appunto, tranquillità. Per questo cercare di capire quali sono le regole alle quali attenersi per riaprire in sicurezza, per permettere ai nostri clienti di potersi davvero rilassare, è così importante; e la poca chiarezza su questo punto non aiuta. Mi dispiace soprattutto la tendenza a demonizzare i locali come se fossero le uniche fonti del contagio: il bar è di certo, a cose normali, un luogo di aggregazione ma non più di tanti altri ai quali invece magari si pensa meno”.

“Ma più che lamentarmi mi sembra importante trovare soluzioni e, proprio perché per me si tratta di una passione prima ancora che un mestiere, ho cercato di farmi venire un’idea per continuare a preparare aperitivi restando in contatto con i miei clienti e magari trovandone di nuovi: è nato così il servizio di consegna a domicilio della nostra Cassetta del Nicchio: una bottiglia a scelta, due calici e tanti stuzzichini per ricreare a casa propria un momento di piacere. In attesa di riaprire e, passo dopo passo, quando sarà possibile, tornare a brindare tutti insieme”.

leggi tutti gli episodi di Il lavoro che cambia

Lascia un commento

Progetta un sito come questo con WordPress.com
Comincia ora