Il 12 maggio è la Giornata Mondiale dell’infermiere e per celebrarla in un anno che ha visto questa categoria in prima fila nell’emergenza, Nursind Toscana lancia una campagna fotografica per ricordare alle istituzioni e a tutti noi la sua importanza.

Nursind è il sindacato autonomo delle professioni infermieristiche che, in occasione del 12 maggio, Giornata Mondiale dell’infermiere, ricorda l’impegno costante di chi si occupa degli altri anche nelle situazioni di maggior disagio e difficoltà.

“Nella Giornata mondiale dell’Infermiere la nostra mente va ai tanti, troppi colleghi che ci hanno lasciato, che non ce l’hanno fatta. Deceduti per una malattia contratta durante il proprio servizio, magari per regalare un sorriso a un malato. Dietro una maschera appannata dalla sofferenza, dal dolore, logora da ore e ore di lavoro. Anche in loro nome oggi chiediamo che siano rispettati gli impegni presi in un anno che ci ha visti sempre in prima linea, senza esitazioni” dice Giampaolo Giannoni, segretario regionale di Nursind Toscana.

“La solitudine della nostra professione – aggiunge Giannoni – è acuita dalle mancate promesse, dai riconoscimenti mancati e dalle valorizzazioni che non si sono concretizzate. Promesse che fanno ancora più male perché avevamo dato fiducia alle Istituzioni. Mal riposta ancora una volta”. Proprio per ricordare alle Istituzioni gli impegni presi e le promesse non realizzate, in occasione della Giornata dell’Infermiere Nursind Toscana ha realizzato una campagna fotografica, mettendoci letteralmente la faccia, mostrando i volti di tanti di quegli infermieri che sono rimasti nascosti sotto lo scafandro durante l’ultimo anno di pandemia, accompagnati da messaggi rivolti all’amministrazione. Tra questi, la richiesta di concorsi senza ombre per l’assunzione a tempo indeterminato, la richiesta di un adeguato riconoscimento economico e di percorsi che valorizzino la professione.

“Resta il sorriso di quel paziente, regalato senza chiedere niente. E la consapevolezza di essere da sempre vicini ai cittadini. Gli unici ad averci detto grazie e per i quali si fonda la nostra professione”, conclude Giannoni.
