Progetta un sito come questo con WordPress.com
Crea il tuo sito

La lunga storia della flora

Al Museo di Storia Naturale di Calci il 6 novembre un incontro per scoprire la flora delle Alpi Apuane

Si intitola Viaggio alla scoperta della Flora delle Alpi Apuane la conferenza a cura di Andrea Ribolini, referente dell’Associazione Aquilegia per l’Orto Botanico delle Alpi Apuane, che introdurrà alla lunga storia della flora delle Alpi Apuane. Ecosistema unico e mai abbastanza conosciuto

Mercoledì 6 novembre, alle 16.30, potremo ascoltare questa storia e scoprire un mondo che per diventare quello che è ha avuto bisogno di un tempo molto lungo durante il quale i cambiamenti sono stati tanti.

La flora che oggi vive sulle Alpi Apuane racconta una lunga storia fatta di eventi biologici, climatici e geologici che hanno plasmato il nostro territorio, rendendolo così come lo conosciamo oggi.
Si tratta di una storia fatta anche di migrazioni, con piante venute da molto lontano e che oggi continuano a resistere nella forma originaria e per questo vengono definite “relitte” e altre che invece, trovandosi in un ambiente nuovo e diverso, hanno dovuto evolversi per sopravvivere divenendo specie “endemiche” esclusive delle nostre montagne.
Esiste un luogo, pochi chilometri sopra Massa, dove è possibile ammirare molte di queste specie vegetali uniche al mondo: l’Orto Botanico delle Alpi Apuane “Pellegrini-Ansaldi”, al Pian della Fioba. Qui la natura apuana è protetta e viene divulgata al pubblico grazie alle guide dell’Associazione “Aquilegia”.
L’incedere dell’attività estrattiva delle cave di marmo all’interno del Parco Regionale delle Alpi Apuane costituisce una seria minaccia per la biodiversità apuana e per gli habitat in cui si rinviene la maggior concentrazione delle specie vegetali d’interesse conservazionistico, alcune delle quali tutelate a livello comunitario.
Per questo e altri motivi diviene urgente l’attuazione di efficaci misure di conservazione volte alla salvaguardia dell’inestimabile patrimonio ambientale e paesaggistico apuano, cosicché questo possa essere preservato per noi oggi e per le future generazioni di domani.
Continuare a danneggiarlo, fino al punto di perderlo, sarebbe una inestimabile perdita per tutta la collettività.

La conferenza è a ingresso libero e si svolge in concomitanza dell’esposizione delle opere del Concorso di disegno estemporaneo “Orto Ispirami”, che è possibile ammirare all’entrata del Museo.

msn.unipi.it

Un’isola chiamata Terraneo

Una mostra di illustrazioni a Palazzo Blu completa l’offerta del Pisa Book Festival. Fino al 9 febbraio 2020, Terraneo. Isola di tutti i popoli di Vincenzo del Vecchio

Gli ingredienti per una storia affascinante ci sono tutti: un’isola mitica, una serie di popoli diversi che condividono una cultura millenaria, tante città bellissime. Le illustrazioni di Vincenzo del Vecchio per il libro per bambini Terraneo. Isola di tutti i popoli, scritto con Marino Amodio, saranno in mostra a Palazzo Blu e si legano a doppio filo al tema di questa edizione del festival, dedicato all’Europa.

Si inaugura mercoledì 6 novembre alle 18.30, l’esposizione di 15 tavole a china, alcune colorate in digitale, tratte dal libro di Amodio e Del Vecchio che resteranno nella sala a piano terra di Palazzo Blu fino al 9 febbraio 2020.

Se il Mediterraneo fosse un’isola, questa l’idea, sarebbe popolata da tutti i popoli che vi si affacciano e che, avendolo sempre navigato e vissuto, sono sempre in qualche modo stati in contatto. Tra fantasia e attualità, un libro che può far riflettere su questo tema anche i più piccoli, mentre le sue immagini sognanti non potranno che incantare tutti.

Vincenzo Del Vecchio e Marino Amodio saranno presenti all’inaugurazione di mercoledì 6 novembre alle 18.30 a Palazzo Blu mentre alle 19 di giovedì 7 saranno in sala Pacinotti al Palazzo dei Congressi, ospiti del Pisa Book Festival per un incontro con Giorgio Bacci palazzoblu.it

I ’60 pisani

Nuovo decennio in mostra dall’archivio Frassi: dal 30 ottobre al 13 aprile a Palazzo Blu, dopo i Cinquanta arrivano i favolosi anni Sessanta

Nuova mostra di immagini dell’archivio di Luciano Frassi, la miniera di fotografie che rispecchiano la memoria storica cittadina: con Pisa gli anni ’60. Il boom e il rock, a cura di Giuseppe Meucci e Stefano Renzoni, si passa dalla ricostruzione post bellica all’adozione del nuovo Piano Regolatore che ribaltava gli orientamenti urbanistici precedenti; dallo sviluppo della motorizzazione nel centro urbano all’espansione delle strutture universitarie in seguito alla grande crescita del numero degli iscritti. Sono gli anni della prima giunta di centrosinistra del sindaco Viale e della strage di Kindu, dell’alluvione, della visita di Paolo VI e della promozione del Pisa in Serie A.

I dischi dei Beatles e il raduno di Woodstock tra le foto esposte nelle sale al secondo piano di Palazzo Blu, a ricordare il mondo che cambia velocemente e ben al di là delle mura cittadine fanno da cornice ad una mostra che ci racconta chi siamo stati e come siamo cambiati, insieme ad un breve ciclo di incontri pomeridiani con Alberto Mario Banti, Marco Masoni, Giuseppe Meucci e Renzo Castelli per ripercorrere i momenti salienti di un decennio che ha cambiato la società.

palazzoblu.it

Arte, natura e impegno

Al Museo di Storia Naturale di Calci due esposizioni diverse ma con in comune la voglia di migliorare l’ambiente e le persone.

Si tratta di La Natura Investe, dal 25 ottobre al 3 novembre, mostra di elaborati grafici nati nell’ambito di un progetto finanziato con un bando regionale per dare una risposta creativa alla tragedia dell’incendio del Monte Pisano dello scorso anno. Nella sala dei Cetacei ci saranno acquarelli, disegni, motivi stilizzati che diventano decoro per tessuti ma che partono da rielaborazioni di flora e fauna del Monte Pisano grazia all’immaginazione e al lavoro dei ragazzi di tre scuole: I. C. F. De Andrè (capofila), Liceo d’Arte F. Russoli e Modartech di Pontedera.

In occasione dell’inaugurazione, venerdì 25 ottobre alle 16, alla Certosa sarà realizzata una video installazione evocativa e immersiva. Il lavoro di un anno, tra riflessione e creatività, diventa spunto per il futuro. Quello dell’ambiente e quello delle persone che devono averne cura.

Dal 26 ottobre al 17 novembre c’è anche Orto ispirami la presentazione delle opere realizzate in occasione del concorso di disegno estemporaneo 2019 organizzato dall’Orto Botanico delle Alpi Apuane a cura dell’Associazione “Aquilegia” Natura e Paesaggio Apuano ONLUS che, all’inaugurazione di sabato 26 ottobre alle 15.30, presenterà le prossime iniziative, inclusa la prossima edizione del concorso di disegno.

Le mostre sono visitabili gratuitamente negli orari di apertura del Museo.

Tra storia e cronaca

Dal 16 ottobre al 18 dicembre, un percorso nella storia pisana antica e recente alle Officine Garibaldi. Con tanta ricostruzione storica e un po’ di fantasia

Pisa tra storia e cronaca è un racconto a più voci fatto di ricostruzioni storiche, testimonianze dirette, aneddoti popolari  ed elaborazioni fantasiose. Grazie a filmati e foto sarà possibile riscoprire, tra l’altro, la storia dell’Orto Botanico, di Barbaricina, delle piazze delle Vettovaglie e dei Cavalieri; i temi trattati toccheranno epoche diverse, da Leonardo all’Ottocento, passando per i Medici e i Gherardesca. e i racconta saranno sempre accompagnati da una sana merenda offerta dall’Università Permanente per la Grande Età.

La rassegna è organizzata da Officine Garibaldi, UISP, Pisa in TV e Pisa città che cammina.

Il Futurismo, oggi

Fino al 9 febbraio a Palazzo Blu si racconta il Futurismo con una grande mostra che ci fa rileggere lo spirito di un’epoca.

Marinetti era già arrivato a Pisa, con una delle sue Serate Futuriste, quelle strane performance che dovevano essere davvero sovversive anche solo per il modo in cui proponevano l’arte. Era stato accolto al Teatro Rossi: accolto si fa per dire, visto che la serata era finita con un sonoro lancio di ortaggi che il padre fondatore del movimento aveva commentato come il segno di una riuscita perfetta. Ma si sa: con il futurismo tutti i canoni sono rovesciati; dunque sì, in effetti un’accoglienza calorosa. Oggi torna nella nostra città con la mostra Futurismo in programma fino al 9 febbraio a Palazzo Blu, se chissà vorrebbe che gli fossero tirati ortaggi.

La peculiarità del Futurismo, unica vera grande avanguardia artistica italiana del 900, è la volontà del movimento di intrecciare l’arte con la vita, di non affascinare un ristretto gruppo di addetti ai lavori arroccati nella torre di una cultura d’élite, ma arrivare a tutti. Arrivare e smuovere, rivoluzionare, ribaltare quello che c’era prima per creare qualcosa di nuovo. Quindi il movimento, il culto della rivoluzione, del rovesciamento della tradizione; la velocità, il cambiamento, le innovazioni, le macchine, le industrie. Ma, attenzione: tutto secondo regole precise che dal primo Manifesto del 1909, venivano pubblicate, dunque appunto rese pubbliche, diffuse, e rispettate.

A 110 anni dal primo Manifesto, la mostra curata da Ada Masoero, propone una ricca scelta di opere dei firmatari di quel primo Manifesto e di quelli che, dedicati di volta in volta alle diverse declinazioni artistiche, furono pubblicati negli anni seguenti. Più di cento opere di primissimo rilievo da Marinetti a Boccioni, Carrà, Russolo, Balla, Severini e poi Prampolini, Depero, Fillia, Benedetta descrivono un movimento che è stato coerente nella sua eversività e rivolto al popolo tutto pur rompendo tutte le regole che il popolo poteva conoscere.

La mostra segue l’ordine cronologico dei tre decenni del movimento senza mai risultare pedante; raggruppa i temi che hanno interessato i futuristi risultando comunque fluida; racconta un periodo storico e le sue immancabili implicazioni politiche mettendo in luce le connessioni senza ambiguità, ma operando i dovuti distinguo; è ricchissima di opere di primo rilievo ma resta leggera e piacevolissima da visitare. Marinetti sarebbe contento: oltre alla possibilità di leggere di sala in sala il testo completo di ciascun manifesto, ci sono lungo il percorso momenti ludici nei quali il visitatore può vedere il proprio viso sovrapposto al ritratto del fondatore o giocare su una lavagna magnetica con le parole in libertà componendo la propria poesia futurista. Più divertente che tirare ortaggi.

www.futurismopisa.it www.mondomostre.it www.palazzoblu.it

Metti l’arte nella scienza

Un viaggio tra arte e scienza al Museo della Grafica: dal 12 ottobre all’8 dicembre Il ritmo dello spazio ci accompagna da Marconi alle Onde Gravitazionali.

Nell’ambito della Quindicesima edizione della Giornata del Contemporaneo, il Museo della Grafica propone la mostra Le rythme de l’espace / Il ritmo dello spazio / The rhythm of space, Arte e scienza da Marconi alle Onde Gravitazionali per farci assaporare l’entusiasmo delle scoperte della fisica contemporanea, oltre che la loro fondamentale importanza per la nostra vita.

A cura di Stavros Katsanevas, l’esposizione ci racconta infatti come la recente rilevazione delle onde gravitazionali derivanti dalla fusione di buchi neri e/o stelle di neutroni che producono vibrazioni nello spazio-tempo, consente di aggiungere il ritmo o, in un certo senso, il suono dello spazio alla millenaria concezione e rappresentazione dell’Universo come immagine sublime ma silenziosa, invitando a profonde riflessioni sul rapporto dell’uomo con il Cosmo, la Terra, la Società.

Attraverso installazioni, sculture, video, opere grafiche e fotografie realizzate da Gorka Alda, Pavel Buchler, Attila Csorgo, Raphaël Dellaporta, Raymond Galle, Bertrand Lamarchw, Liliane Lijn, Letizia De Maigret, Aitor Ortiz, Tomas Saraceno, Jol Thomson, il percorso della mostra ha un forte impatto concettuale ed emotivo, ci spinge a riflettere attraverso mescolando bellezza e concetto, arte e scienza.

Per informazioni sul progetto della mostra, le opere e gli artisti, gli scienziati e gli intellettuali che l’hanno resa possibile sites.ego-gw.eu/ilritmodellospazio

Artemisia, quella vera

Quella in mostra a Palazzo Blu fino all’8 marzo 2020, ritratta da Simon Vouet, è un’ Artemisia Gentileschi autentica, bellissima e orgogliosa. Pronta per volare alla National Gallery di Londra.

Di lei colpiscono la mano con il toccalapis, fissata in un gesto vezzoso e pratico insieme; il medaglione dorato che le pende sul corpetto, sul quale un piccolo mausoleo omaggia, in un gioco di enigmistica archeologica, il suo nome; l’orecchino di perla, pendente che anticipa Vermeer. Ma soprattutto lo sguardo fiero, che riassume nel silenzio della tela la sua storia di sofferenze e l’orgoglio per la sua emancipazione come donna e come artista. Leggibile anche espressamente nella firma della pittrice nel cartiglio accanto a lei.

Fotografata come una diva, Artemisia, pittrice secentesca figlia di Orazio, pure pittore, di origine pisana, al tempo del ritratto era già una professionista affermata e conosciuta, apprezzata a Firenze e a Roma, dove già ha prodotto tanti dei suoi capolavori e dove, intorno al 1620, Vouet la ritrae nella tela appena acquisita da Fondazione Pisa per Palazzo Blu.

Artemisia Gentileschi, Clio Musa della Storia

Il Ritratto di Artemisia Lomi Gentileschi di Vouet, scoperto anni fa da Roberto Contini e Francesco Solinas che ha curato l’opuscolo catalogo della mostra, rimarrà esposto a Palazzo Blu accanto alla Clio Musa della Storia dipinta da Artemisia stessa e già nella Collezione Permanente di Palazzo Blu, in attesa di andare a fare bella mostra di sé, sempre insieme alla Clio, alla National Gallery di Londra per la grande mostra a cura di Letizia Treves Artemisia, in programma dal 4 aprile al 26 luglio 2020. Per poi tornare definitivamente a Pisa nelle rinnovate sale dedicate al Seicento pisano, aggiungendosi alle altre già in collezione e valorizzando il prestigio e il valore attrattivo del Palazzo e della città.

palazzoblu.it

Contemporaneo pisano

Archetipi spirituali: nove opere dell’artista Anna Chromy per le strade, nelle piazze, davanti alle chiese pisane. Perché i contrasti fanno riflettere

Davanti a San Michele in borgo c’è Cloak of Conscience, Sisyphus, qui in un’eterna pedalata, è davanti alla stazione, Prometheus in largo Ciro Menotti, mentre i due Chronos, I e II, saranno all’imbocco di corso Italia. E poi ancora Alcyon e Olympic Spirit, Don Giovanni, Ulysses. C’è anche Poseidon, una specie di fuorisalone, a Marina di Pisa, in piazza delle baleari. Con il progetto Archetipi spirituali, le sculture, le installazioni gigantesche di Anna Chromy rappresentano personaggi del mito, idoli e chimere, spunti di riflessione a sé stanti e ancor più significativi se immersi in un contesto ricco di simboli, di storia, di monumenti come quello pisano dove ogni architettura è un richiamo, dove la vita delle persone si mescola alla forza evocativa dei luoghi.

La grande arte contemporanea torna a Pisa, dal 20 settembre fino al 10 novembre, con il linguaggio dell’artista ceca nota in tutto il mondo ma da tempo innamorata della toscana.

Tutte le informazioni su Comune di Pisa

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: