Alle Officine Garibaldi fino al 25 febbraio Per Paolo Lapi. Dipinti e grafiche dal 1961 al 2013, una mostra promossa e organizzata in collaborazione con Fondazione Arpa
Tag: 8 febbraio 20
Don Chisciotte balla
Se Don Chisciotte è il simbolo della libertà di scegliere il proprio modo di esprimersi, la propria individualità, perché non può farlo danzando?
Terzo appuntamento della stagione di Danza del Teatro Verdi, sabato 8 febbraio, alle 21, il mito della letteratura mondiale arriva a Pisa in uno spettacolo firmato dal coreografo Fabrizio Monteverde.
Con Io, Don Chisciotte, non c’è niente di certo, niente di sicuro, niente di univoco. Ce lo mostrano non solo la bella idea di invitare gli spettatori a trattenersi dopo lo spettacolo per un incontro conversazione con la compagnia per confrontarsi, riflettere, esporre il proprio punto di vista o la propria interpretazione; ma anche il desiderio esplicito di non fornire risposte preconfezionate agli interrogativi che la storia di Cervantes continua a porre a tutti noi.
Quello di Don Chisciotte è un mondo di con-fusione degli opposti, in cui la scelta di combattere contro i mulini a vento è la vittoria dell’individualità contro l’universalità eteronoma, è il destino, sbilenco, zoppicante, strambo, ma per ciò stesso unico, di chi abbandona i canoni per crearne di nuovi, i propri, destinati a restare incomprensibili e assurdi, se non completamente folli, agli occhi degli altri. E il Don Chisciotte messo in scena da Monteverde è esattamente un eroe che non teme il ridicolo delle proprie imprese perché non lo percepisce come tale, facendoci riflettere su quanto il senso delle cose non sia assoluto, ma relativo. Al centro della scena i rottami di una macchina: forse il destriero dei nostri giorni? Di certo il simbolo di una continua evoluzione di tutte le cose, quelle concrete e quelle astratte, che cambiano il proprio aspetto e il modo in cui le si percepisce a seconda del modo e del tempo in cui vengono guardate.
Fabrizio Monteverde firma anche regia e scene, le musiche sono di Ludwig Minkus e autori vari, i costumi di Santi Rinciari, assistenti alla coreografia Anna Manes e Sarah Taylor, light designer Emanuele De Maria. Lo spettacolo è prodotto dal Balletto di Roma, direzione artistica Francesca Magnini, direttore generale Luciano Carratoni, con il contributo di Regione Lazio. La danza è affidata a Francesco Costa Don Chisciotte, Azzurra Schena Sancho Panza, Roberta De Simone Dulcinea e Paolo Barbonaglia, Cecilia Borghese, Lorenzo Castelletta, Emma Ciabrini, Aurora Conte, Matteo Giudetti, Kinui Oiwa, Michele Ruggiero, Giulia Strambini. Voce recitante Stefano Alessandroni tratto da A tutti gli illusi da Don Chisciotte, diario intimo di un sognatore di Corrado D’Elia.
Durante l’incontro/conversazione con la compagnia, alla fine dello spettacolo, oltre a condividere le proprie sensazioni sarà possibile lasciarsi guidare dal critico di danza e giornalista Silvia Poletti tra le sfumature dello spettacolo appena visto.
Per ulteriori informazioni: Fondazione Teatro di Pisa, tel 050 941111, www.teatrodipisa.pi.it
Arsenico, al cinema e a teatro
Doppio appuntamento dedicato a Arsenico e vecchi merletti, nelle sue versioni cinematografica e teatrale: all’Arsenale e alla Città del Teatro di Cascina la commedia teatrale Kesselring e l’adattamento cinematografico di Capra.

Mercoledì 29 gennaio, alle ore 18.15, presso il Cinema Arsenale di Pisa, si terrà la proiezione del film diretto da Frank Capra, con Cary Grant, Josephine Hull, Jean Adair, John Alexander, Priscilla Lane, Peter Lorre, Raymond Massey. La proiezione sarà introdotta dal prof. Maurizio Ambrosini

Venerdì 7 e sabato 8 febbraio, alle ore 21, Arsenico e vecchi merletti, di Joseph Kesselring, andrà in scena alla Città del Teatro di Cascina, con due signore del teatro italiano, Anna Maria Guarnieri e Giulia Lazzarini e con Maria Alberta Navello, Mimmo Mignemi, Paolo Romano, Luigi Tabita, Tarcisio Branca, Bruno Crucitti, Francesco Guzzo, Daniele Biagini, Lorenzo Venturini. Regia di Geppy Gleijeses.
Una commedia, ma non solo, un lavoro dall’impossibile catalogazione, per lo stesso Gleijeses: appartiene certamente a una tipologia di commedia da noi poco praticata e di cui non abbiamo riscontri autorali: “il Brillante”; oscilla tra Dark Comedy e Giallo-Rosa. Il New York Times giudicò la commedia “così divertente che nessuno la dimenticherà mai”. Tecnica pura, slapstick (in certi casi), divertimento assoluto. Un congegno di alta precisione che si sublima nella genialità, nell’ebbrezza di un gioco tenuto costantemente sul limite del funambolismo.
www.arsenalecinema.com/archivio-film/arsenico-e-vecchi-merletti
cittadelteatro.com/programmazione/dettaglio-evento/arsenico-e-vecchi-merletti
L’artista, il genio e un quadro
Il Ritratto di Antonio Pacinotti dipinto da Giacomo Balla eccezionalmente esposto a Palazzo Blu fino al 9 febbraio, per tutta la durata della mostra Futurismo.

Cosa c’entra il grande scienziato pisano con uno dei padri del Futurismo? Di certo questo quadro inedito è la prova di un contatto, anche se postumo, tra i due geni che un secolo fa lasciarono, ciascuno nel proprio ambito, una traccia indelebile della loro capacità.

per l’opera di Giacomo Balla
Inedito, perché mai esposto finora ed in realtà ancora abbastanza misterioso: il quadro è firmato da Balla (non più Futurballa, i tempi del futurismo tout court sono passati), ma non è datato e non se ne conosce la genesi. La ricostruzione della studiosa Elena Gigli lo data prima del 1941, quando è citato, e dopo il 1934, anche per motivi stilistici, e sappiamo che si tratta della copia di una fotografia del 1911.
Scoperto recentemente nella Scuola di Ingegneria, il quadro è un omaggio ad uno dei padri nobili dell’università di Pisa, inventore della dinamo e del motore elettrico in corrente continua, realizzato a più di vent’anni dalla sua scomparsa a scopo probabilmente celebrativo; un’opera che mette in relazione le idee futuriste di modernità e velocità, pur non espresse nei canoni più esplicitamente futuristi, e la rivoluzione tecnologica promossa dalle grandi invenzioni di Antonio Pacinotti.
Un’opera che rende onore a questa brillante mente pisana la cui conoscenza è spesso molto superficiale e che, nell’auspicio del Rettore dell’Università Paolo Mancarella, proprietario del dipinto, e in quello della Presidente del Sistema Museale di Ateneo, Chiara Bodei, potrà essere il tassello di una collaborazione tra enti per una reale organizzazione e messa a sistema delle tante bellezze pisane troppo spesso poco fruibili.
Il paesaggio tra Arcadia e Apocalisse
Al Palp di Pontedera una mostra ci porta dall’Arcadia all’Apocalisse, attraverso il paesaggio, ripercorrendo gli ultimi 150 anni tra pittura, fotografia, video e installazioni.
Un quadro è, anche, un documento. Quindi, oltre a valutarne la tecnica e apprezzarne la capacitò di suscitare emozioni, oltre insomma al trattarlo come oggetto artistico, può essere considerato uno strumento ed utilizzato come tale. Senza niente togliere dunque al suo valore artistico, può parlarci del tempo in cui è stato realizzato, della società e della cultura nelle quali è nato e può aiutarci a ricostruire un aspetto particolare di quella cultura, di quella società, di quell’ambiente. Ed è questo l’intento della mostra Arcadia e Apocalisse. Paesaggi italiani in 150 anni di arte, fotografia, video e installazioni: indagare il modo in cui il paesaggio è stato percepito e rappresentato artisticamente dal 1850 fino ai giorni nostri. Attraverso i cambiamenti che ha subito e quelli che hanno modificato l’estetica e i codici rappresentativi, l’esposizione, al PALP, Palazzo Pretorio Pontedera fino al 26 aprile 2020 tenta anche di sensibilizzare la coscienza del visitatore sul tema del degrado ambientale.
Ideata e curata da Daniela Fonti e Filippo Bacci di Capaci e promossa dalla Fondazione per la Cultura Pontedera, dal Comune di Pontedera, dalla Fondazione Pisa, con il patrocinio e il contributo della Regione Toscana, la mostra è un lungo racconto fatto di opere pittoriche, ma anche scultoree, di arti decorative, fotografie e nuovi media, che indagano quello che è stato e che è il pensiero creativo intorno al paesaggio. Questo genere pittorico ereditato dal Settecento come rispecchiamento della natura nell’arte, in antitesi alla pittura mitologica e di storia, che si libera dai suoi stereotipi cambiando i propri significati e codici rappresentativi e riflette le radicali trasformazioni della cultura artistica italiana e della società nel suo complesso.
Le diverse sezioni dell’esposizione ci conducono nei sentimenti e nelle riflessioni che il paesaggio ha ispirato negli autori nelle diverse epoche come documenti che, appunto, di quelle epoche ci parlano.
Dal paesaggio del Grand Tour alle devastazioni delle guerre, agli sconvolgimenti legati all’epoca della ricostruzione postbellica, al definitivo tramonto del mito post-romantico e alla sua sostituzione con azioni di trasformazione così invasive e devastanti da far presagire una imminente Apocalisse; dal Romanticismo al Futurismo, dalle ideologie a servizio del potere all’arte astratta fino ai giorni nostri.
PALP Palazzo Pretorio Pontedera Piazza Curtatone e Montanara, Pontedera (PI)
da martedì a venerdì 10-19, sabato, domenica e festivi 10-20, lunedì chiuso
http://www.palp-pontedera.it
Leonardo 4.0
La mostra al Museo Piaggio parte dal genio di Vinci e arriva all’ultima generazione industriale; ma forse non c’è troppa distanza Dalle macchine di Leonardo all’industria 4.0.
Fa parte delle celebrazioni per i 500 anni dalla morte di Leonardo la mostra che il Museo Piaggio sceglie di dedicare al suo genio: fino al 29 febbraio 2020 a Pontedera si possono ammirare le evoluzioni storiche, sociali, economiche, che hanno accompagnato, sostenuto e spinto i modi in cui il talento è riuscito a farsi opera. Il talento di Leonardo, più di cinquecento anni fa, ma poi anche quello di tanti altri geni, magari meno noti, che hanno saputo mettere in pratica le proprie idee, facendo nascere manifatture, attività, aziende. Cogliendo le opportunità, trasformando le condizioni avverse, volgendole a loro favore.
Nato sulla scia del convegno di studi Dalla Scientia Machinale alla Robotica e all’Industria 4.0 nella Toscana di Leonardo organizzato da Fondazione Piaggio, Museo Leonardiano di Vinci e Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna, il percorso espositivo della mostra è il tentativo di individuare e raccontare al pubblico quali elementi – economici, sociali e di contesto storico-culturale – abbiano contribuito a far emergere il talento di Leonardo e i successivi sviluppi del tessuto manifatturiero, urbano e sociale dell’Italia, allo scopo di indagare la nascita della creatività e dello spirito innovativo. Partendo dalla Toscana, sua terra d’origine, ma cercando di evitare ricostruzioni forzate, il tentativo è quello di individuare proprio nella sua opera e nella sua epoca uno dei nodi fondamentali che hanno reso uno specifico territorio culla di diverse e progressive stagioni di innovazione nel campo della cultura e della tecnologia, dall’ Umanesimo ai giorni nostri.
Testimoniato dalla creatività e dalla spinta innovativa delle realtà attualmente presenti nel nostro territorio, il filo rosso che congiunge il passato e il presente dispone di un’innovativa infrastruttura industriale e di ricerca coniugando, nella nostra realtà, l’attività produttiva di Piaggio e i laboratori di ricerca di eccellenza in robotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Che, insieme al Museo Leonardiano di Vinci, propongono, per queste celebrazioni, una riflessione che parte dal passato per guardare al futuro.
APPUNTAMENTI
DICEMBRE
mercoledì 18
ore 19.30 Presentazione-evento del libro L’ombra di Caterina. L’amore, il tradimento, il genio. La madre di Leonardo da Vinci si racconta. Di Marina Marazza (Solferino libri, 2019) con reading teatrale a cura dell’autrice.
GENNAIO
domenica 12
Per il ciclo A Spasso con Leonardo: i tour in collaborazione con Unicoop Firenze
ore 10.00 Leonardo Ximenes e la bonifica del Padule di Bientina. Visita alle cateratte Ximeniane con l’Associazione Non c’è futuro senza memoria. Partenza dal Museo Piaggio con visita alla mostra.
Per il ciclo Al cinema con Leonardo
ore 15.30 Proiezione del film di animazione Leo da Vinci – missione Monna Lisa (2018) Auditorium del Museo Piaggio.
venerdì 17
ore 18.30 Presentazione del libro Dalle macchine di Leonardo all’Industria 4.0 (Tagete Editore, 2019)
venerdì 24
Per il ciclo Al cinema con Leonardo
Proiezione del film Io, Leonardo (Sky, 2019) – Auditorium del Museo Piaggio
ore 10.00 matinée scuole
ore 21.00 proiezione serale
sabato 25
15.30-17.00 Laboratorio per bambini Con un battito d’ali. Rincorrendo il più grande sogno di Leonardo organizzato da PromoCultura in collaborazione con il Museo Leonardiano di Vinci. Al termine merenda.
domenica 26
Per il ciclo A Spasso con Leonardo: i tour in collaborazione con Unicoop Firenze
ore 10.00 La Valle delle Fonti e l’Acquedotto mediceo di Pisa. Partenza dal Museo Piaggio con visita alla mostra.
venerdì 31
Cena a tema rinascimentale, in collaborazione con ChaÎne des Rôtisseurs Toscana Francigena con le ricette esclusive di Leonardo e Unicoop Firenze
ore 19.15 intervento del naturopata Marco Pardini che parlerà dell’uso delle erbe tramandato da Leonardo e preparerà una degustazione di pesti.
ore 21.00 cena realizzata sulla base di ricette originali di Leonardo da Vinci.
FEBBRAIO
domenica 9
Per il ciclo A Spasso con Leonardo: i tour in collaborazione con Unicoop Firenze
ore 10.00 Leonardo e il taglio dell’Arno. Visita all’antica Rocca della Verruca. Partenza dal Museo Piaggio con visita alla mostra.
sabato 22
ore 15.30 – 17.00 Laboratorio per bambini su Leonardo e la robotica organizzato da GREAT Robotics. Al termine merenda.
* Alcuni degli eventi in programma saranno a pagamento.
Info: 0587 271727 – annalisa.rossi@piaggio.com
Olivetti, la Toscana, il mondo
Al Museo della Grafica una mostra ripercorre il legame tra il geniale imprenditore di Ivrea e il nostro territorio. Dal 20 dicembre OLIVETTI@TOSCANA.IT territorio, comunità, architettura nella Toscana di Olivetti ci porta nei luoghi che Olivetti scelse come fucine della sua idea di futuro attraverso tre elementi chiave: il territorio, la comunità, l’architettura.
Organizzata dall’Università di Pisa (Dipartimento di Ingegneria dell’Energia, dei Sistemi, del Territorio e delle Costruzioni e Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere, dal Museo della Grafica e dal Museo degli Strumenti per il Calcolo), la mostra, visitabile dal 20 dicembre 2019 al 13 aprile 2020, parte dal racconto della storica fabbrica di macchine da scrivere fondata a Ivrea nel 1908 per accompagnarci attraverso foto, lettere, mappe, materiali audiovisivi, lungo il successo delle idee visionarie del suo fondatore Adriano Olivetti e attraverso i luoghi che hanno contribuito al suo sviluppo.
Quella di Pisa è in effetti concepita come la prima tappa di una mostra itinerante internazionale: la mostra di un percorso che vede un’idea trasformarsi in un modo nuovo di guardare le cose, dell’intuito che fa decidere a Olivetti di investire in elettronica a Pisa; della nascita del primo computer scientifico italiano: la Calcolatrice Elettronica Pisana, frutto della collaborazione tra l’Olivetti e l’Università di Pisa. E’ la mostra che vede, sempre a Pisa, Olivetti fondare il Laboratorio di Ricerche Elettroniche che, grazie alla competenza di Mario Tchou, progetta il primo calcolatore elettronico totalmente a transistor: l’Elea 9003. Un percorso che, come tutte le grandi visioni, non mette paletti tra le discipline fino all’incontro e alla collaborazione tra l’imprenditore e Carlo Ludovico Ragghianti, storico dell’arte, normalista, presidente del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale e professore dell’Università di Pisa fin dal 1948. Per proseguire con la sperimentazione, in Valdera, del messaggio del Movimento Comunità, organizzazione a carattere culturale e politico fondata da Olivetti nel 1947.
Curata da Marco Giorgio Bevilacqua, Mauro Ciampa, Lucia Giorgetti, Stefania Landi e Denise Ulivieri, con la collaborazione della Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti e dell’Associazione Archivio Storico Olivetti, la mostra insiste sull’architettura in Toscana, con le fotografie di Eva Mulas, come segno tangibile di presenza sul territorio e sull’impatto sulla comunità che in quel territorio vive e lavora, attraverso contributi di chi ha lavorato nell’ambito del grande progetto Olivetti.
Contributo culturale leggibile dunque da più punti di vista, la vicenda Olivetti rappresentata al Museo della Grafica fa eco alla mostra HelloWorld! all’ex convento delle Benedettine, prorogata fino a fine aprile 2020, a proposito degli strumenti per il calcolo, entrambe parte del progetto Informatica50 dedicato ai cinquanta anni dalla nascita, a Pisa, del primo corso di studi in Italia dedicato all’informatica.
Un’isola chiamata Terraneo
Una mostra di illustrazioni a Palazzo Blu completa l’offerta del Pisa Book Festival. Fino al 9 febbraio 2020, Terraneo. Isola di tutti i popoli di Vincenzo del Vecchio
Gli ingredienti per una storia affascinante ci sono tutti: un’isola mitica, una serie di popoli diversi che condividono una cultura millenaria, tante città bellissime. Le illustrazioni di Vincenzo del Vecchio per il libro per bambini Terraneo. Isola di tutti i popoli, scritto con Marino Amodio, saranno in mostra a Palazzo Blu e si legano a doppio filo al tema di questa edizione del festival, dedicato all’Europa.
Si inaugura mercoledì 6 novembre alle 18.30, l’esposizione di 15 tavole a china, alcune colorate in digitale, tratte dal libro di Amodio e Del Vecchio che resteranno nella sala a piano terra di Palazzo Blu fino al 9 febbraio 2020.
Se il Mediterraneo fosse un’isola, questa l’idea, sarebbe popolata da tutti i popoli che vi si affacciano e che, avendolo sempre navigato e vissuto, sono sempre in qualche modo stati in contatto. Tra fantasia e attualità, un libro che può far riflettere su questo tema anche i più piccoli, mentre le sue immagini sognanti non potranno che incantare tutti.
Vincenzo Del Vecchio e Marino Amodio saranno presenti all’inaugurazione di mercoledì 6 novembre alle 18.30 a Palazzo Blu mentre alle 19 di giovedì 7 saranno in sala Pacinotti al Palazzo dei Congressi, ospiti del Pisa Book Festival per un incontro con Giorgio Bacci palazzoblu.it
Il Futurismo, oggi
Fino al 9 febbraio a Palazzo Blu si racconta il Futurismo con una grande mostra che ci fa rileggere lo spirito di un’epoca.
Marinetti era già arrivato a Pisa, con una delle sue Serate Futuriste, quelle strane performance che dovevano essere davvero sovversive anche solo per il modo in cui proponevano l’arte. Era stato accolto al Teatro Rossi: accolto si fa per dire, visto che la serata era finita con un sonoro lancio di ortaggi che il padre fondatore del movimento aveva commentato come il segno di una riuscita perfetta. Ma si sa: con il futurismo tutti i canoni sono rovesciati; dunque sì, in effetti un’accoglienza calorosa. Oggi torna nella nostra città con la mostra Futurismo in programma fino al 9 febbraio a Palazzo Blu, se chissà vorrebbe che gli fossero tirati ortaggi.
La peculiarità del Futurismo, unica vera grande avanguardia artistica italiana del 900, è la volontà del movimento di intrecciare l’arte con la vita, di non affascinare un ristretto gruppo di addetti ai lavori arroccati nella torre di una cultura d’élite, ma arrivare a tutti. Arrivare e smuovere, rivoluzionare, ribaltare quello che c’era prima per creare qualcosa di nuovo. Quindi il movimento, il culto della rivoluzione, del rovesciamento della tradizione; la velocità, il cambiamento, le innovazioni, le macchine, le industrie. Ma, attenzione: tutto secondo regole precise che dal primo Manifesto del 1909, venivano pubblicate, dunque appunto rese pubbliche, diffuse, e rispettate.
A 110 anni dal primo Manifesto, la mostra curata da Ada Masoero, propone una ricca scelta di opere dei firmatari di quel primo Manifesto e di quelli che, dedicati di volta in volta alle diverse declinazioni artistiche, furono pubblicati negli anni seguenti. Più di cento opere di primissimo rilievo da Marinetti a Boccioni, Carrà, Russolo, Balla, Severini e poi Prampolini, Depero, Fillia, Benedetta descrivono un movimento che è stato coerente nella sua eversività e rivolto al popolo tutto pur rompendo tutte le regole che il popolo poteva conoscere.
La mostra segue l’ordine cronologico dei tre decenni del movimento senza mai risultare pedante; raggruppa i temi che hanno interessato i futuristi risultando comunque fluida; racconta un periodo storico e le sue immancabili implicazioni politiche mettendo in luce le connessioni senza ambiguità, ma operando i dovuti distinguo; è ricchissima di opere di primo rilievo ma resta leggera e piacevolissima da visitare. Marinetti sarebbe contento: oltre alla possibilità di leggere di sala in sala il testo completo di ciascun manifesto, ci sono lungo il percorso momenti ludici nei quali il visitatore può vedere il proprio viso sovrapposto al ritratto del fondatore o giocare su una lavagna magnetica con le parole in libertà componendo la propria poesia futurista. Più divertente che tirare ortaggi.