Andrea Scanzi racconta Giorgio Gaber in uno spettacolo di cui è autore e interprete, il 23 novembre, alla Città del Teatro di Cascina.
Andrea Scanzi, giornalista e scrittore aretino, è anche un autore e interprete teatrale. Ed è un gaberiano doc. E pensare che c’era Giorgio Gaber, lo spettacolo patrocinato dalla Fondazione Giorgio Gaber, fa rivivere l’artista più coraggioso, quello che lascia la tv per andare, con Sandro Luperini, a lanciare le sue provocazioni, la sua ironia, la sua genialità profetica a teatro.
Scanzi si è laureato con una tesi su Gaber: lo ha visto la prima volta da ragazzo, a Fiesole, e da allora non lo ha mai abbandonato. Dal 2011 ha ritratto cantautori italiani mettendoli al centro dei suoi spettacoli e questo E pensare che c’era Gaber, con la regia e la direzione di scena di Simone Rota è la versione aggiornata e rivisitata di Gaber se fosse Gaber, messo in scena con 150 repliche.
“Sono terrorizzato – racconta l’autore – dall’idea che la sua memoria si perda. Il nome Gaber lo conoscono tutti, ma se vai a scavare ti accorgi che Giorgio Gaber è conosciuto solo in modo superficiale. Il Gaber più forte, quello più geniale, è spesso quello che meno si conosce. Sono convinto che Gaber e Luporini siano stati profetici almeno quanto Pasolini. In ogni loro canzone e monologo ci sono degli elementi di lucidità, profezia e forza che sono qualcosa d’incredibile. La presenza scenica – continua Scanzi – la mimica, la lucidità profetica, il gusto anarcoide per la provocazione, il coraggio (a volte brutale) di “buttare lì qualcosa” e l’avere anticipato così drammaticamente i tempi, fanno del pensiero di Gaber-Luporini, oggi più che mai, un attualissimo riferimento per personaggi della politica, dello spettacolo, della cultura, del nostro sociale quotidiano”.