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La Bioarchitettura che fa scuola

Due nuovi edifici scolastici, a Putignano e a Porta a Lucca, nel progetto della Fondazione Italiana Bioarchitettura che porta a Pisa le migliori pratiche di realizzazione nell’ambito delle rinnovabili e dell’ecosostenibilità. Per edifici che guardino al futuro dentro e fuori.

Quale migliore edificio di una scuola, dove si progetta il futuro nel senso più alto, attraverso la trasmissione della cultura, per applicare le conoscenze e le competenze più all’avanguardia in fatto di utilizzo delle rinnovabili e di ecosostenibilità?

Si chiama bioarchitettura la branca della progettazione specificatamente interessata a mettere in primo piano il rispetto per il pianeta: applicarla al progetto per costruire nuove scuole, come è successo a Pisa, è un ottimo esempio di come la scuola possa essere d’insegnamento, anche, per il modo in cui è costruita.

Per ottenere i finanziamenti interministeriali finalizzati a costruire due nuove scuole in città, Pisa punta dunque sulla bioarchitettura: il presidente della Fondazione Italiana Bioarchitettura Wittfrida Mitterer, insieme all’architetto Piero Funis che ha curato i due progetti pisani, hanno presentato i progetti di realizzazione delle due nuove strutture scolastiche, ideati ed elaborati appunto secondo i principi della bioarchitettura, che partecipano al bando interministeriale, pubblicato congiuntamente da Ministero dell’Interno e Ministero dell’Istruzione per il finanziamento di interventi relativi a opere pubbliche di messa in sicurezza, ristrutturazione, riqualificazione o costruzione di edifici destinati ad asili nido e scuole dell’infanzia o centri polifunzionali per la famiglia.

L’avviso pubblico rivolto a tutti gli enti locali, ha messo a disposizione a livello nazionale una cifra complessiva di 700 milioni di euro per il quinquiennio 2021-2025, di cui 280 riservati agli asili nido, 175 alle scuole dell’infanzia e il resto ad altre strutture come centri polifunzionali per la famiglia e per riconversione di spazi integrativi ai servizi educativi. Il Comune di Pisa ha presentato due progetti con cui concorre al finanziamento complessivo di 3,8 milioni di euro, destinati alla realizzazione di due nuovi edifici scolastici: una scuola dell’infanzia in via Ximenes, a Putignano, e un asilo nido in via Rindi, a Porta a Lucca, in sostituzione dell’attuale nido Toniolo.

Strutture moderne, realizzate in legno, con utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, completamente ecosostenibili: la Fondazione Italiana di Bioarchitettura ha preparato due progetti veramente innovativi in termini di sistemi di costruzione e mantenimento delle strutture scolastiche. Insieme all’incremento del verde pubblico e alla riduzione del consumo di suolo, la progettazione di nuove strutture scolastiche attente all’ambiente oltre che a chi lo abita è un passo fondamentale per guardare al futuro.

La Fondazione Italiana di Bioarchitettura. La Fondazione Italiana di Bioarchitettura e Antropizzazione sostenibile dell’Ambiente, nasce nel giugno del 2012 dall’Associazione di Bioarchitettura che a partire dal 1988 è impegnata nella diffusione delle tematiche della Bioarchitettura. La Fondazione dal 2016 è riconosciuta ente terzo di formazione dal MIUR e dal CNAPPC. La Fondazione ha lo scopo promuovere ogni azione diretta a favorire le modalità per edificare e abitare secondo il pensiero elaborato dalla Bioarchitettura, nonché i processi finalizzati alla qualità architettonica e gli approfondimenti formativi bioecologici da integrare alla cultura architettonica, mediante lo studio di pratiche, metodologie e strategie per una trasformazione ecologica degli ambienti di vita. 

L’impegno per le scuole. La Fondazione collabora per sviluppare e perfezionare con gli enti locali un’attività progettuale unitaria e di sistema nel settore dell’edilizia scolastica. Concorre a definire linee di indirizzo strategico per le fasi programmatorie e gestionali della pianificazione e a introdurre i dettami della bioarchitettura ed il ruolo di questa disciplina nei programmi di governo del territorio, soprattutto nell’attività dell’edilizia pubblica e scolastica. La Fondazione mette a disposizione un piano programmatico che definisca gli obiettivi e le risorse a disposizione, in modo che l’ente locale interessato si doti degli strumenti adeguati per assumere, in modo sistematico e strutturato, una visione di lungo periodo. Un’iniziativa programmatica e progettuale dedicata al mondo della scuola, un’iniziativa che impatta e può diventare modello e riferimento su tutto il sistema scolastico nazionale, con l’obiettivo di predisporre interventi e progetti sostenibili e in linea con i principi della bioarchitettura dedicati all’edilizia scolastica.

I progetti presentati a Pisa: nuova scuola dell’infanzia a Putignano. Il progetto, curato dal tecnico del Comune Stefano Garzella e perfezionato dall’architetto Piero Funis, guarda la realizzazione di una nuova scuola dell’infanzia che ospiterà tre sezioni didattiche, ciascuna per un numero massimo di 30 allievi.  L’edificio si colloca nel quartiere di Putignano lungo Via Ximenes e accoglie il bacino di utenza di un comparto scolastico oggi dotato di un’unica scuola dell’infanzia (scuola “Montebianco”) che presenta problemi funzionali e strutturali, incapace di soddisfare le istanze di una popolazione recentemente in espansione. La costruzione di una nuova struttura scolastica verrà incontro alle esigenze del territorio e fornirà l’occasione di impiegare sistemi di bioarchitettura e sfruttamento delle energie rinnovabili.

I lavori per la realizzazione dell’edificio sono valutati per un importo complessivo di 2,468 milioni euro, interamente finanziati dal bando statale. L’intervento di via Ximenes è inserito nella annualità 2022 del piano triennale dei lavori pubblici e prevede la realizzazione di una nuova scuola dell’infanzia, frapposta ad altre strutture educative e scolastiche, che diverranno un polo scolastico con un “continum” educativo dalla prima infanzia fino alla scuola secondaria di primo grado. La struttura ospiterà tre sezioni didattiche, ciascuna per un numero massimo di 30 allievi. Più nel dettaglio il progetto prevede la costruzione di un edificio in legno massello antisismico, ecosostenibile e biocompatibile, realizzato secondo le tecniche e i materiali della bioarchitettura e con sistemi di sfruttamento delle energie rinnovabili.  La struttura è stata pensata per ottenere un alto isolamento termico e acustico, zero consumi energetici e zero emissioni di Co2. Grande attenzione è stata inoltre riposta anche ai sistemi di ventilazione che sono stati progettati in chiave ‘anti-Covid’ per evitare il rischio di diffondere il virus attraverso l’impianto di areazione. Previsto anche un sistema di recupero e riutilizzo delle acque meteoriche per l’irrigazione del verde esterno e per gli sciacquoni dei WC.

I progetti presentati a Pisa: demolizione e realizzazione nuovo Asilo nido Toniolo

Il progetto del nuovo asilo nido Toniolo, curato dall’architetto Piero Funis, prevede un investimento di 1,350 milioni di euro, di cui il 26% sostenuto dal Comune di Pisa e il 74% dal finanziamento ministeriale.  La ricostruzione dell’asilo con una nuova struttura scolastica più adeguata ai tempi, verrà incontro alle esigenze del territorio e fornirà l’occasione per impiegare sistemi costruttivi in Bioarchitettura e sfruttamento delle energie rinnovabili. Il bacino di utenza recepito attualmente dall’Asilo Toniolo esistente è di circa 70 bambini.

L’intervento prevede la completa demolizione della vecchio edificio di via Rindi a Porta a Lucca e la ricostruzione di una nuova struttura secondo i principi della bioarchitettura: struttura in legno massello antisismico, ecosostenibile, biocompatibile con utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili. Il legno è un materiale energeticamente efficiente, con capacità di creare un clima interno sano e confortevole, privo di inquinanti, che contribuisce al benessere psicofisico dei bambini. Il progetto ha tenuto conto del benessere termico, dell’isolamento termoacustico, della ventilazione e del condizionamento, degli aspetti sensoriali e percettivi, con utilizzo di materiali che innescano curiosità e sensorialità nei bambini. Particolare attenzione è stata data alla qualità della illuminazione naturale e dell’aria, con sistemi di ventilazione meccanica controllata, per evitare il rischio della diffusione di virus. La configurazione del nuovo fabbricato, che si svilupperà su un piano fuori terra con una superficie di 570 metri, è improntata a criteri di estrema razionalità e flessibilità: sarà dotato di un grande spazio centrale, pensato per lo svolgimento delle attività libere e prevede la massima flessibilità in funzione delle scelte educative. Lo spazio centrale, in comunicazione con le altre unità, risulta dotato di ampie vetrate e del soffitto con grande lucernario, creando un sistema di contatti visivi interno – esterno integrato nel progetto energetico. La copertura sarà realizzata a “tetto verde” che contribuirà al raggiungimento del benessere interno e su di essa troverà installazione un impianto con pannelli fotovoltaici per la produzione di energia elettrica e termica.

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25 aprile tutti i giorni

La corona d’alloro, le dichiarazioni, la cerimonia al comune (e anche quest’anno niente scampagnata): ma il miglior modo per festeggiare il 25 aprile, festa della Liberazione, è fare nostri i valori che ci unirono contro gli oppressori 76 anni fa. E trasmettere la memoria di chi si è battuto per loro, come Uliano Martini.

Al termine della cerimonia del 76° anniversario della Liberazione, dopo la deposizione della corona di alloro presso la lapide dei caduti sotto le Logge di Palazzo Gambacorti, nella sala delle Baleari sono intervenuti il Prefetto di Pisa Giuseppe Castaldo, il Presidente della Provincia di Pisa Massimiliano Angori e il Presidente ANPI Comitato Provinciale di Pisa Bruno Possenti.

L’intervento del Sindaco Michele Conti che ha parlato della situazione in cui ci troviamo, anche quest’anno, a celebrare questa ricorrenza.

“Siamo a celebrare di nuovo il 25 Aprile in una condizione di emergenza, dopo un anno difficile, tra i più complicati della nostra storia collettiva e, credo di poter dire, anche personale. Abbiamo dovuto tutti combattere contro un nemico invisibile che si è nascosto tra le persone a noi più care, le ha fatte ammalare e uccise; ha compromesso le nostre vite, messo in ginocchio l’economia, cambiato le nostre abitudini. In molti casi in modo anche irreversibile.

Lo scorso anno ci ritrovammo in piazza, in pochi e distanziati, a parlare di guerra, di prima linea e di eroi, riferendoci ai medici e operatori sanitari che da subito si erano trovati a fronteggiare l’emergenza della prima pandemia mondiale dell’era moderna. Colgo di nuovo l’occasione per ringraziare a nome della città il personale dell’ospedale di Cisanello, i medici di base, il personale  paramedico e infermieristico e tutti quanti si sono prodigati per la nostra salute salvando in molti casi vite umane e evitando inutili lutti. Un pensiero di cordoglio, poi, alle famiglie che hanno perso i cari; così come rinnovo il più sincero saluto a quanti ancora stanno lottando per sconfiggere la malattia.

A proposito della similitudine con la guerra, in questo anno ci siamo visti limitare quella che sembrava la maggiore conquista dalla fine della dittatura, la libertà. Da marzo 2020 infatti nessuno di noi è stato più libero di muoversi in giro per il mondo così come per le strade della propria città, né di incontrare liberamente amici e persino parenti e congiunti. Abbiamo tutti dovuto sottostare anche alle regole del coprifuoco, una parola che, prima del Covid-19, richiamava alla memoria a un tempo di bombe, combattimenti nelle strade.

Tutte costrizioni fisiche che sarebbero sembrate impossibili anche solo a immaginarsi, prima di conoscere  da vicino il Coronavirus. 

In Italia i morti da Covid-19 sono ormai 118mila, di questi quasi 6mila in Toscana e 239 nella nostra città. Un triste conteggio chissà quando destinato ad arrestarsi. La loro età media (80 anni) rimanda la mente proprio ai giorni che qui, oggi, stiamo celebrando.

Il virus, infatti, si è accanito e si sta accanendo proprio con la prima generazione che conobbe la libertà, fanciulli e adolescenti in quel 1945 che poi sono diventate donne e uomini che hanno saputo ricostruire l’Italia dalle macerie fino a renderla una delle nazioni più ricche del mondo, grazie alla fine della dittatura che aveva condotto il Paese alla guerra e alla Repubblica che garantì a tutti i diritti inviolabili, compresa appunto la Libertà.

A quella generazione, oggi maggiormente colpita dal virus, tutti dobbiamo essere grati e riconoscenti. Furono loro a imparare sulla propria pelle il valore di quei principi sui quali si fonda ancora oggi la nostra Democrazia e che solo l’emergenza che stiamo vivendo in parte ci ha tolto.

Quella generazione, dicevo, aveva maturato gli anticorpi democratici necessari per la convivenza civile, non solo nell’agire privato e quotidiano ma anche all’interno di ogni forza politica, associazione, nel mondo del lavoro e della rappresentanza.

In ogni settore della vita pubblica, insomma, quei valori furono non solo dichiarati ed esibiti ma praticati nella loro pienezza.

Il Paese riuscì così a sollevarsi dalle macerie della Guerra perché scelse la democrazia e la libertà e decise di stare convintamente da una parte del mondo rispetto ai blocchi che all’epoca andarono contrapponendosi, a est e a ovest.

Oggi, dopo 76 anni da quei fatti, dobbiamo tornare a interrogarci se la nostra società ha ancora quegli anticorpi democratici e come fare per aggiornarne i contenuti al fine di tornare a crescere e far sviluppare l’Italia non appena questa guerra contro il virus sarà finita.

Per il ruolo che ricopro da ormai tre anni, ho spesso riflettuto su molte dinamiche interne alla politica e alla Pubblica amministrazione. E spesso ho avuto la convinzione che molti principi declamati e dichiarati poi fossero solo una formalità rispetto a pratiche di ben altro genere.

Libertà, diritti, pari dignità, eguaglianza, ma anche parità di genere e diritto al lavoro e tutela dell’ambiente, sono alcuni dei valori fondanti della nostra democrazia che devono essere perseguiti ogni giorno e tenuti bene a mente nel nostro agire privato ma anche pubblico.

Se vogliamo avere al più presto un riscatto dopo questa crisi, la vera arma per ripartire sarà proprio attenerci tutti a un maggiore rispetto e ad una applicazione concreta di principi che, come in passato, possono far crescere una società e farla sviluppare in pace e senza guerre. Chi ancora alimenta divisioni su questo punto lo fa solo come mero esercizio di retorica, privo ormai di qualunque legame con la realtà. Così come chi si professa ambientalista ma in realtà agisce in modo tutt’affatto contrario.

Non siano le contrapposizioni politiche a dividerci ma si trovino al più presto punti di unione per uscire da questa crisi. Si inizi dal mantenere fede agli impegni presi e alle parole date e si esca dalla retorica delle formule per agire in concreto. 

Del resto, la situazione che stiamo vivendo è talmente di emergenza che da qualche settimana al governo del Paese c’è una maggioranza ampia, forse la più grande di tutta la recente storia repubblicana, che chiede a ognuno di noi, al di là del proprio credo politico, di impegnarsi e sentirsi coinvolto in questa fase di passaggio che se costruita bene potrà senz’altro aiutare la ripresa e lo sviluppo.

Alle istituzioni, comprese quelle territoriali e pertanto più importanti a mio parere perché più vicine alle persone, come il Comune, spetta il gravoso compito di combattere questa guerra, rappresentare la Repubblica ogni giorno e non smettere mai di formare quegli anticorpi democratici, gli unici in grado di applicare in concreto i valori della nostra Costituzione Repubblicana”.

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