A cento anni dalla morte, Amedeo Modigliani torna nella sua Livorno con una mostra al Museo della Città di Livorno, fino al 16 febbraio.
Già camminare nelle sale dei restaurati Bottini dell’olio, oggi Museo della Città di Livorno, è bellissimo: la struttura che conserva la sua forma così particolare, il pavimento sul quale ci sono ancora le canaline di scolo che ci accompagnano per tutto il percorso. A Modigliani, così legato alla sua città e mai montatosi la testa, sarebbe piaciuto. Lungo i bracci del museo, la mostra Modigliani e l’avventura di Montparnasse racconta l’artista dei colli lunghi e degli occhi trasparenti attraverso 26 delle sue opere e un centinaio di capolavori della cosidetta Ecole de Paris appartenuti a due tra i maggiori collezionisti dell’opera di Modì: Netter e Alexandre.

Dalla collezione Netter arrivano 14 opere di Modigliani tra le quali il ritratto Fillette en Bleu del 1918 che fa da locandina all’esposizione e che, da solo, ci dice tutto quello che c’è da sapere su Modì, sul suo far sembrare semplice il suo tratto così poetico;
l ritratto di Chaïm Soutine del 1916; il ritratto Elvire au col blanc (Elvire à la collerette) dipinto tra il ’18 e il ’19; e quello, uno dei tanti, di Jeanne Hébuterne, la donna che tanto ha amato e che tanto ha amato lui, Jeune fille rousse, del 1919.
I 12 disegni delle Cariatidi, tra i quali la Cariatide (bleue) del 1913. provengono invece dalla collezione Alexandre, il collezionista che ha sostenuto Modigliani al suo arrivo a Parigi e quando è tornato a Livorno.

Dalla collezione Netter provengono poi un centinaio di opere che ci aiutano a capire l’avventura della Parigi dell’inizio del secolo scorso, l’atmosfera di fermento che permise a tanti di trovare un ambiente in cui far fiorire il proprio talento, ma anche le difficoltà, la povertà e la malinconia che accompagnarono così spesso il talento di tanti. Tra le opere più rappresentative della grande Ecole de Paris, i dipinti di Chaïm Soutine, Maurice Utrillo, Suzanne Valadon, Andrè Derain.
Il livornese Modigliani aveva trovato a Parigi l’ambiente più adatto per dare sfogo alla sua voglia di dipingere, ma era tornato a casa nel 1909 e nel 1913; avrebbe voluto farlo anche nel 1920, ma non ha fatto in tempo. A cento anni da allora, ci torna con le sue opere e noi non possiamo perderci l’occasione di seguire le linee di quei colli lunghi e perderci in quegli occhi trasparenti.
Modigliani e l’avventura di Montparnasse, Museo della Città di Livorno (Bottini dell’olio) fino al 16 febbraio