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Non si festeggia, ma non si dimentica

La festa della Toscana, che ricorda il primato del granducato nell’abolizione della pena di morte, è stata celebrata ieri, sia pur nell’impossibilità di festeggiare. Il sindaco Conti interviene in Consiglio Comunale e si dice fiero dell’influenza che la nostra regione ha avuto in questo senso sul resto del mondo.

Il sindaco di Pisa, Michele Conti, è intervenuto questa mattina al Consiglio Comunale convocato per celebrare la Festa della Toscana. Erano collegati da remoto gli studenti delle scuole cittadine IIS Santoni, liceo Carducci e istituto Leonardo Da Vinci. Sono intervenuti anche lo scrittore Marco Malvaldi, e Pietro Finelli, direttore della Domus Mazziniana. Il sindaco ha definito “atto di ‘civiltà normativa’” la riforma di Pietro Leopoldo di Lorena che, nel Granducato di Toscana, abolì la pena di morte e di tortura nel 1786. “Un atto – ha detto – che avrebbe influenzato il resto del mondo verso quella abolizione della pena di morte che ancora, purtroppo, è realtà in alcuni Stati. Un atto di civiltà normativa tanto importante quanto semplice di cui come toscani dobbiamo andare giustamente fieri. Fu il segno che l’umanità aveva imboccato una nuova strada che, ancora oggi, non ha finito di percorrere”.

Il sindaco Conti ha, poi, ricordato il terribile anno che stiamo vivendo caratterizzato dall’emergenza Covid. “Purtroppo, a causa di questo virus. nessuno può essere dello spirito giusto per festeggiare la ricorrenza della Festa della Toscana come merita. In questi mesi molte famiglie hanno avuto lutti a causa del Covid-19, altre hanno patito sofferenze per i ricoveri o le cure, mentre tanti sono quelli che vivono sospesi nella paura perché positivi o entrati in contatto con positivi. Questa pandemia ci ha costretti a cambiare abitudini, relazioni, a modificare i nostri programmi nel mondo del lavoro, della scuola, del tempo libero e persino all’interno delle nostre case.

Tante persone hanno conosciuto le difficoltà che questo virus ha provocato, non solo dal punto di vista sanitario. Penso ai tanti che hanno perso il lavoro, a chi ha avuto gli stipendi ridotti o azzerati, ai lavoratori dipendenti, agli autonomi. Penso alla immane perdita di ricchezza che una regione come la Toscana e una città come la nostra hanno dovuto subire, specialmente nei settori del turismo e dell’export.

Fu ben altro, per fortuna, il virus che dalla nostra Toscana, e in particolare dalle nostre sponde dell’Arno, 234 anni fa partì in ogni direzione del mondo. Si trattava allora dell’inizio di una battaglia ideale che avrebbe contaminato ogni angolo del mondo: la globalizzazione della civiltà.

Grazie alla sua firma su un semplice atto, infatti, Pietro Leopoldo di Lorena, Granduca di Toscana, avrebbe influenzato il resto del mondo nel  rivedere il principio cardine della morte inflitta a un essere umano dallo Stato in nome della giustizia. Si trattò di un processo che avrebbe finito per coinvolgere l’intero pianeta, verso quella abolizione della pena di morte che ancora, purtroppo, è realtà in alcuni Stati.

Che la strada sia ancora lunga lo confermano i dati sulle esecuzioni capitali nel mondo resi noti dalle agenzie internazionali. Nel 2019, sebbene i dati siano per fortuna in costante diminuzione, ci sarebbero state 657 esecuzioni capitali in 20 paesi diversi. Ancora troppe per dire conclusa questa grande battaglia.

Anche per questo dobbiamo fare in fretta a uscire da questa pandemia sanitaria che ha sospeso il nostro tempo. Lo dobbiamo a noi stessi, alla nostra economia che deve riprendere a marciare ed esportare, al nostro sistema imprenditoriale, ai nostri figli che devono riprendere gli studi.

Ma lo dobbiamo anche alla nostra grande tradizione fatta di arte, cultura e di civiltà di cui la giornata che celebriamo è un esempio”.

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