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Quando a Pisa si inventò il computer

Sessanta anni fa nasceva a Pisa la CEP (Calcolatrice Elettronica Pisana), il primo computer italiano a scopo scientifico. L’archeologo informatico Maurizio Gazzarri ricostruisce quel momento straordinario in un saggio storico che presenterà sabato 13 novembre.

Pisa, 13 novembre 1961: il Presidente della Repubblica Gronchi inaugura la Calcolatrice Elettronica Pisana (CEP) nata grazie al lavoro della nostra Università

Solo pochi giorni prima, in un incidente stradale del 9 novembre 1961, perde la vita l’ingegnere italocinese Mario Tchou, guida carismatica del gruppo di giovani scienziati che lavorò alla realizzazione dell’ELEA 9003, primo “cervello elettronico” a transistor messo in commercio dalla Olivetti alla metà del secolo scorso.

Con un’attenta ricostruzione storica basata su fonti archivistiche e testimonianze dirette, l’archeologo informatico Maurizio Gazzarri ha raccontato la storia dei primi computer italiani e dei protagonisti di questa sfida avveniristica nel  romanzo I ragazzi che scalarono il futuro (2018, ETS Editore) e nel saggio storico ELEA 9003. Storia del primo calcolatore elettronico italiano (2021, Edizioni di Comunità).

Nel pomeriggio di sabato 13 novembre, al polo Le Benedettine in piazza San Paolo a Ripa d’Arno, l’autore parlerà di Elea 9003: innovazione, umanità, intelligenza collettiva, in occasione del convegno 1961: l’anno che cambiò l’informatica italiana,, dedicato ai sessant’anni della Calcolatrice Elettronica Pisana, organizzato nell’ambito degli appuntamenti di Internet Festival 2021.

La realizzazione dei primi computer italiani: l’iniziativa dell’Università di Pisa, Adriano Olivetti, l’ingegnere Mario Tchou e i giovani scienziati che hanno investito sul futuro. “Ci sono storie di impegno, umanità e coesione che – spiega Maurizio Gazzarri, – oggi possono darci le risposte per la ripartenza e per la formazione di una nuova generazione di scienziati”.

Toscano, laurea in Informatica e master in Big Data Analytics and Social Mining, Gazzarri sta percorrendo un sentiero ancora poco esplorato: la storia dell’informatica italiana. È del 2018 il romanzo I ragazzi che scalarono il futuro (Edizioni ETS), ambientato nella seconda metà degli anni Cinquanta, Premio Biella Letteratura e Industria 2019 (sezione della Giuria dei Lettori), in cui Gazzarri scrive della nascita dei primi computer italiani, la CEP (Calcolatrice Elettronica Pisana) dell’Università di Pisa e l’ELEA 9003 di Olivetti.

Nel 2021 esce il saggio storico ELEA 9003. Storia del primo calcolatore elettronico italiano (Edizioni di Comunità), l’unica pubblicazione sulla genesi del computer della Olivetti, che narra di come l’azienda, guidata da Adriano, a partire dal 1949, pensò alla realizzazione di un elaboratore da mettere in commercio, l’ELEA, e di come ci riuscì dieci anni più tardi con il modello 9003. Alle ricerche d’archivio e alla raccolta di testimonianze dirette, già svolte per la redazione del romanzo del 2018, si aggiungono nuove fonti e materiali inediti. Una storia non solo a carattere scientifico e tecnologico, ma anche altamente umana, nella quale i protagonisti, oltre ad Adriano Olivetti, sono un drappello di giovani fisici e ingegneri coordinati da Mario Tchou, un trentenne italocinese con spiccate qualità tecniche e manageriali. Emblematica, in questo senso, una delle frasi dette da Tchou in una intervista del 1959: “Le cose nuove si fanno solo con i giovani”.
Le fonti storiche sono sempre in primo piano nei volumi di Gazzarri. Da studioso e divulgatore, lo scrittore ha attinto da materiali dell’Associazione Archivio Storico Olivetti di Ivrea e di quelli dell’Università e della Provincia di Pisa, ma anche da documenti inediti e testimonianze dirette di chi ha vissuto quell’epoca dell’alba dell’informatica italiana. La ricerca va oltre i numeri e le strumentazioni d’avanguardia degli anni ’50-‘60 del ‘900, per entrare nelle storie degli uomini e delle donne che furono protagonisti di quella grande epoca italiana. “Tre anni fa – racconta l’autore – quando ho pubblicato il mio primo romanzo con ETS, avevo accumulato molto materiale e ho iniziato a pensare a un saggio storico, una ricostruzione più puntuale delle vicende, ma con un taglio saggistico. Dell’ELEA 9003 si era già parlato, ci sono articoli, riviste che hanno dedicato pezzi ampi, ma una pubblicazione che ne ricostruisse la genesi e le conclusioni non c’era ancora. Mi sono proposto alla casa editrice Edizioni di Comunità e il progetto è piaciuto. Mettere insieme le informazioni che avevo raccolto per il mio romanzo e quelle trovate in tanti mesi di scrittura e di approfondimento mi ha convinto che potesse esserci una bella storia da raccontare. I miei libri nascono da qui, dai miei studi e dalla voglia di scoprire elementi storici che possano dare un senso al presente”.

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