Un racconto che nasce dall’esperienza personale dell’incontro e dell’ascolto dell’altro al centro di Stay hungry – indagine di un affamato, lo spettacolo di Angelo Campolo e dei giovani africani che ha accolto nel suo laboratorio teatrale, in scena alla Città del Teatro il 29 maggio.
Stay hungry! diceva Steve Jobs, ma la fame può essere di tanti tipi: quella raccontata da Angelo Campolo nel suo Stay hungry – indagine di un affamato fa apparire beffardo l’augurio del fondatore di Apple perché è una narrazione che nasce dall’esperienza personale. Perché, questa narrazione, priva di retorica ma venata di ironia, denuncia l’impotenza, o l’incapacità, da parte della cosiddetta società civile, di intervenire nella sofferenza endemica del Sud del mondo.

Angelo Campolo, attore e regista, formatosi alla Scuola di Luca Ronconi al Piccolo di Milano, finalista nel 2016 al premio Ubu come miglior attore, racconta come ha conosciuto e accolto nei suoi laboratori teatrali dei giovani africani.
Durante lo spettacolo, vincitore del Premio In-Box e del Nolo Fringe Festival di Milano, in scena Sabato 29 maggio alle 19 alla Città del Teatro di Cascina, sullo schermo montato in palcoscenico si alternano video nei quali le immagini fanno da contrappunto a una storia vissuta in prima persona.
Il gioco del teatro si trasforma in uno strumento per leggere il presente ed affrontare la vita.
Ecco che il monito “Stay Hungry”, risuona in chiave beffarda nel caleidoscopio di storie umane, da Nord a Sud, che attraversano i ricordi di questa autobiografia, in cui vittime e carnefici si confondono, bene e male sono divisi da confini incerti e tutti i personaggi sono segnati, ciascuno a suo modo, da una fame di amore e conoscenza, in un tempo di vuoti che diventano voragini.
«Idriss, scusa, se vuoi in scena puoi metterti i pantaloni lunghi invece dei pantaloncini corti…»
«Perché?»
«Perché magari hai quella ferita che si vede che la gamba è un po’…»
«Bruciata! Me l’ha fatta motoscafo in mare»
«Eh, lo so, mi dispiace…»
«No, perché? Questa mi ha fatto immortale»
«Immortale? Come?»
«Sì, immortale! Mi ricorda che se non sono morto quella volta, basta, io non muoio più».